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Ciao è una parola veneta!!


Ma lo sapevi che la parola  CIAO…è di origine veneta?

Questo termine di saluto amichevole della lingua italiana ormai lo sentiamo pronunciare in molte parti del mondo; si è diffusa ovunque, infatti, a seguito delle migrazioni degli italiani, ed  è una delle parole della lingua italiana più conosciute al mondo. E’ entrata come saluto informale anche nel lessico tedesco, francese (tschao), ungherese (csáo), lo spagnolo (chao), portoghese (tchau), albanese (çao/qao), bosniaco  (ćao), bulgaro, macedone, russo (чао  / čao), ceco, lettone (čau), esperanto, slovacco, sloveno (ĉaŭ), estone (tšau), lituano (čiau), maltese (ċaw), rumeno (ciau), serbo, croato ( ћао,  ćao ), turco (çav), vietnamita chào.

L’origine di questa parola però è, forse, meno nota.

Ciao viene dal dialetto veneto, precisamente da s-ciavo. S-ciavo (successivamente contrattosi in s-ciao e poi in ciao) significa ‘schiavo’, che deriva a sua volta dal neolatino sclavus, ovvero schiavo.

Era usato dai servi nell’atto di rivolgersi ai loro padroni nella Venezia del ‘700. Il significato del saluto, com’è facile intuire, equivaleva a: ‘servo suo’, ‘ai vostri ordini’.Anche attualmente, In Austria e in Baviera un comune saluto è “servus” e anche in italiano qualcuno dice ancora “servo suo!”

Ma così come altre espressioni di saluto – ad esempio “servo suo” – si usava per esprimere rispetto profondo, rispetto che si desiderava rinnovare ad ogni incontro mettendosi simbolicamente a disposizione dell’altro come un servo, come uno schiavo ora è, invece, un saluto informale.

L’espressione «schiavo vostro» o «servo vostro», comune secoli fa, si ritrova, tra l’altro, nelle commedie di Goldoni (1707-1793)in cui viene pronunciato con superiorità da nobili altezzosi e cicisbei; ne ‘La locandiera’, ad esempio, il Cavaliere di Ripafratta si congeda dagli astanti con «Amici, vi sono schiavo».

“Ciao” è infatti entrato nella lingua italiana solo nel corso del Novecento.

Questa parola, ora, rappresenta in tutto il mondo l’italianità; un saluto ormai divenuto internazionale e riconosciuto ovunque che si potrebbe pensare di non considerare più solo informale e strettamente confidenziale, ma adatto ad un numero di circostanze ben  più ampio.

Alberta Bellussi

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