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Cosa è successo al mio Veneto?


Cosa è successo al mio Veneto?

Qualche anno fa scrissi questa lettera che molti giornali pubblicarono. Ora più che mai sento il desiderio di riproporla.  E’ una lettera che esprime l’amore grande che sento per il Veneto ma che rende tangibile  il senso di smarrimento che provo a vedere come, da qualche anno, stia soffrendo davvero molto.

Mi piacerebbe condividere con voi queste mie riflessioni.

Vivo in provincia di Treviso, in quel Veneto che da sempre è stato motore e traino della storia, della cultura e dell’arte ma soprattutto dell’economica del nostro paese.

Vivo nel Veneto dello splendore della Serenissima, di personaggi la cui genialità è conosciuta in tutto il mondo da Palladio a Canova, da Tiepolo a Tintoretto, da Tiziano a Canaletto, da Cima da Conegliano a Palma il Giovane.

Vivo nel Veneto di Venezia del cui splendore e valore non si trovano parole nel vocabolario per definirla; di Verona e della sua splendida Arena; di Vicenza e il Palladio;  di Rovigo e del suo legame con il Po; di Padova città del Santo ;  di Belluno e delle splendide Dolomiti; di Treviso piccola preziosa bomboniera tessuta dall’acqua .

Vivo nel Veneto del mare, dei monti, delle piccole e grandi città d’arte, dei borghi, dei paesi con i campanili, delle colline, dei laghi, dei fiumi e delle splendide campagne.

Vivo nel Veneto del fiume Piave  dove i nostri avi hanno conosciuto  la miseria, la distruzione della guerra e la dolorosa invasione del nemico.

Vivo nel Veneto primo in Italia per la raccolta differenziata, per le energie rinnovabili, per l’innovazione.

Vivo nel Veneto del volontariato, delle Pro Loco, delle sagre e del piacere dello stare insieme.

Vivo nel Veneto delle grandi aziende vitivinicole e gastronomiche, dei prodotti agricoli, dell’asparago, del radicchio, delle ciliegie, del formaggio e molto molto ancora.

Vivo nel Veneto degli orti, delle galline sul cortile, del maiale e della mucca in stalla.

Vivo nel Veneto delle case ordinate, dei giardini curati, dei fiori sui davanzali.

Vivo nel Veneto dei mille dialetti, delle tradizioni secolari.

Vino nel Veneto delle osterie a gestione familiare.

Vivo nel Veneto dei grandi ospedali e delle eccellenze mediche.

Vivo nel Veneto dei grandi campioni dello sport.

Vivo nel Veneto delle grandi fabbriche manifatturiere, delle grandi eccellenze dell’artigianato e delle grandi industrie.

Vivo nel Veneto delle piccole imprese, delle aziende a conduzione familiare, del padre che lavora con il figlio e con i nipoti.

Vivo in un Veneto di gente che meno di 70 anni fa era nella miseria, che con dignità coraggio e rispetto si è rimboccata le maniche e si è data da fare .

Vivo nel Veneto della gente che si alzava all’alba e andava a letto a notte inoltrata con l’orgoglio di lavorare per un progetto, per un investimento sul quale  aveva creduto ma soprattutto per quel futuro certo da lasciare ai figli.

Vivo nel Veneto del miracolo economico.

Vivo nel Veneto di brava gente, gente onesta, gente con i calli nelle mani e le rughe in viso.

Ora vivo in un Veneto di gente che si uccide perché ha visto fallire i sogni di una vita ai quali ha dato tempo, energia, amore e passione.

Ora vivo in un Veneto di imprenditori con gli occhi lucidi e con il magone in gola per tirare avanti ogni mese l’attività soffocato da leggi, carte, norme, mancanza di liquidità, banche senza nessuna prospettiva di uscire dall’angoscia.

Ora vivo in un Veneto di gente triste.

Ora vivo in un Veneto di fabbriche che chiudono e capannoni vuoti.

Ora vivo in un Veneto di gente matura abituata da sempre ad avere un lavoro che con una dignità senza eguali va a pulire le strade del Comune come lavoratore in mobilità.

Ora vivo in un Veneto di gente che con grande fatica va a chiedere aiuto e sussidi alle istituzioni.

Ora vivo in un Veneto pieno di vendesi e affittasi e di cerco lavoro.

Ora vivo in un Veneto comprato dagli stranieri e dalle multinazionali.

Ora vivo in un Veneto di gente senza entusiasmo che non si mette più in gioco ma che spesso si lamenta e basta.

Non è questo il Veneto che voglio lasciare a mio figlio; i giovani hanno diritto a vivere una vita che permetta loro di avere dei sogni, delle prospettive e delle aspettative.

Non possiamo noi essere complici di aver ucciso il futuro dei nostri figli, di aver reso quella regione meravigliosa che è il Veneto un luogo di gente con gli occhi lucidi e con l’angoscia dell’incertezza di ciò che accadrà domani.

Spesso sono ancora una volta gli anziani che proprio perché hanno conosciuto le difficoltà raccolgono tutte le forze che hanno e diventano i difensori dei sogni dei nipoti.

Ma sono sogni possibili?

Proviamoci con coraggio a difendere quello che ci appartiene.

Il Veneto ha carattere, dignità, tradizione, cultura, storia, passione, amore.

È il nostro momento per esprimere l’amore per la nostra terra, per confermare la nostra autenticità e appartenenza, per proteggere il Veneto e provare ad  aprire le porte alle nuove generazioni verso il futuro.

E’ l’ora di accantonare le parole e passare ai fatti.

Alberta Bellussi

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