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Ed è così o almeno per Fabrizia è così!

Nei momenti più duri della vita trovare conforto nella religione è quasi una chance naturale alla quale Fabrizia è ricorsa più volte   oppure no, è semplicemente un bisogno che ha dentro di sé e si acutizza nelle difficoltà.

Fabrizia, donna forte ma fragile, occhi verdi e capelli biondi, sguardo tenero, ha sempre visto nella madre di Gesù la figura più vicina a lei con la quale dialogare e alla quale raccontare la sua vita, le sue battaglie quotidiane, le gioie e le sue tristezze… lei è sicura che la Vergine la capisce e che, se può, una mano tenera gliela allunga anche stavolta, come ha sempre fatto in passato.

Le accade però che, nei momenti nei quali ci vuole coraggio, non le basta un dialogo superficiale con la Madonna ha bisogno di andare in uno dei luoghi dove la sua presenza si è fatta viva e il suo passaggio ha lasciato una grande energia tangibile. Insomma in uno di quei luoghi definiti mariani. Lei ha un legame tutto suo con la religione; è credente ma non strettamente praticante, rispetta tutti i credo e non è estremista ma, una cosa è certa, la sua confidente è quella Maria di Nazaret che lei ama.

Era accaduto tanti anni fa, ormai ventuno, lei aveva perduto, strappata da una perfida malattia, la nonna… quella persona genuina, fragile e autentica che le aveva insegnato le cose semplici della vita: cucinare, piantare i fiori, fare il giardino, … ma soprattutto ad amare le persone.

La nonna aveva una bontà quasi spiazzante non riusciva ad essere cattiva nemmeno con chi non si comportava bene con lei. Lei aveva avuto una vita difficile, tanto difficile, forse per quello era buona, tanto buona.

Aveva perduto il suo principe azzurro per una strana e immediata malattia, quando lei era bella e giovane con gli occhi azzurri e i riccioli neri, aveva immolato la sua vita a questo amore velando il suo sguardo di tristezza…ma la mamma di Fabrizia, con amore e pazienza aveva ridonato a Maria, questo era il nome della nonna, lo sguardo allegro e solare.

Maria era una nonna birichina, nella vecchiaia si era liberata dalle paure e dai blocchi che la società, a quel tempo, imponeva a una vedova ed era sempre pronta allo scherzo, al gioco e alle cose allegre. Maria cucinava benissimo; era bravissima in tutte le ricette venete e Fabrizia, bimba curiosa assorbiva tutto ciò che la nonna faceva.

Ancor oggi dopo 21 anni solo Fabrizia custodisce i segreti culinari della nonna, in un quadernetto, a cui nessuno può accedere: la Pinza, la selvaggina, la peverada, le trippe… ecc. ecc. e, nei momenti dell’anno che lo richiedono, si cimenta nelle ricette che le sono state tramandate.

Ma la Pinza è il momento più emozionante.

Aspetto con ansia l’Epifania; è un momento che non mi lascerei scappare per nulla al mondo. Io e te, come tanti anni fa, che facevamo un casino in cucina tremendo e che eravamo come il cane e il gatto ma se non c’ero io, tu con gli altri la Pinza non la facevi, perché io ero la tua nipote vivace e tu peggio di me. Che risate, piene di farina, di zucca. E da 21 anni quando faccio la Pinza  ti ritrovo tra i fornelli che mi guardi. Sento la tua voce tra le pentole che mi dice:” si la zuca la e bona, tien un po’ de sugo, no massa fenoci che sennò la pica, le uvete metteghen tante, ancora farina che la e poentina”.  Sento che sei orgogliosa che sia io a portare avanti la tua ricetta e che in questa giornata ti sfoghi a saltellare tra i fornelli che erano il tuo regno. E poi se la Pinza riesce bene ne ridarò un pezzetto a tutti quelli che facevano la coda per venire ad assaggiarla perché per te era motivo di orgoglio.  Vorrei che non finisse mai questo nostro incontro perché sento la tua carezza di bene vero su di me. Le due teglie di Pinza le ho infornate come ogni anno.  La casa profuma di buono e d’antico per tutte le stanze…anche quest’anno sarò buonissima.  È un dolce speciale e mentre mi scende una lacrima… ti dico grazie anche per quest’anno per queste emozioni che ritornano” racconta Fabrizia.

Mille sono le finestre sentimentali che la giovane donna ricorda dei bei momenti con nonna Maria…è stato per questo che quando una malattia ha strappato, ancora giovane la nonna a Fabrizia, lei era arrabbiatissima. Aveva tenuto la mano per ore alla nonna, in quei difficili momenti di commiato alla vita, in quella cameretta scura dell’ospedale… e mentre le raccontava splendide storie di principesse che con i loro principi nei cavalli bianchi solcavano le strade del mondo per rendere più dolce il passaggio, Fabrizia si era arrabbiata con la Madonna perché non capiva il senso di quello che stava accadendo.

Quella della giovane donna bionda era un’incazzatura davvero grande alimentata dal dolore enorme e dal senso di smarrimento che stava provando.  La perdita improvvisa ha bisogno di tempo per essere compresa e metabolizzata.

A Fabrizia accadeva qualcosa di strano… ogni volta che si avvicinava ad un’icona mariana avvertiva un senso di disagio come quando hai litigato con un amico e pensi di avere ragione… provi un naturale senso di allontanamento, di irritazione. Questo non faceva star bene la ragazza, perché era naturalmente portata ai rapporti sereni ma qui non si trattava di un rapporto normale, era il rapporto con la Madonna che era entrato in crisi.  Fabrizia, che per sua natura si mette in discussione sempre, anche oggi, in quel tempo cercò di trovare una via per risolvere questo forte attrito.

Decise di partire da sola per il Santuario di Lourdes. Fu per lei un’ esperienza sconvolgente. Era ancora arrabbiata ma sentiva una voce dentro che la spingeva a mettersi alla prova.

Una mattina, Fabrizia, si alzò prestissimo e andò nel Gave au Pau,  fiume di montagna freddissimo, per rivivere il rito del battesimo. Fabrizia era molto bella, magra e solare anche se aveva la malinconia negli occhi. Negli spogliatoi dove si lasciano i vestiti per essere messo nell’acqua fredda del fiume, nudi come siamo nati, c’erano donne giovani, anziane, ragazze con gravissime malattie e disabilità. E lei iniziò a piangere; i suoi occhioni chiari erano ormai rossi e il fiato singhiozzava. Aveva un bellissimo corpo senza nessuna imperfezione. Fabrizia provava quasi un senso di disagio ad essere lì a chiedere una grazia lei che stava bene; era bella.

Improvvisamente si girò e incrociò gli occhi di una ragazzina in carrozzina che non poteva camminare che le tendeva le mani e  le disse: “Non piangere sei bella io se fossi come te sarei felice e sorriderei ma soprattutto regalerei i miei bellissimi sorrisi alle persone che non ce l’hanno”.

Fabrizia si fermò. Il pianto si interruppe. I lembi della bocca come per magia furono sollevati da una mano delicata e la malinconia diventò un bellissimo sorriso. Sparì la tristezza.

Maria, così si chiamava la ragazzina, entrò prima di Fabrizia nell’acqua fredda del fiume… si salutarono con un sorriso bellissimo quasi a sfiorarsi l’anima, e poi sparì dietro la tenda del battistero. Da quel momento Fabrizia aveva fatto pace con la Madonna… chissà chi era quella ragazzina…forse era proprio lei che voleva far capire alla giovane donna come anche le prove difficili della vita non possono farci perdere l’amore e la gratitudine per questo dono. Il pianto si tramutò in sorrisi e abbracci regalati a quei bambini ammalati e alle loro famiglie che le avevano insegnato il potere immenso che può avere l’amore.

Era il 2013 Fabrizia era di fronte ad un bivio. La vita le aveva proposto una nuova prova da superare ma lei sapeva che varcata quella porta ne sarebbe uscita rinata, una persona bella, migliore capace di tirar fuori il mondo bello che aveva dentro e che per mille motivi aveva soffocato e soppresso.   Sentiva che era il tempo di fare una scelta ma aveva bisogno di trovare un segno forte. Necessitava di fare carica di energia positiva che le desse il coraggio di vivere la sua decisione nel modo più sereno e giusto possibile. Scegliere una strada e lasciarne un’altra non è mai cosa facile. Fabrizia sapeva quello che volevano il suo cuore e la sua testa e sapeva quale era la sua priorità in assoluto. Sentiva che era giusto che quella meravigliosa farfalla capace di dare amore che era chiusa in un bozzolo rigido regalasse al mondo i suoi colori. Lei è amore.

Partì per Medjugorie con un’amica non sapendo bene cosa cercare ma con tutta se stessa pronta a ricevere qualsiasi messaggio. Li trovò un luogo strano poco in sintonia con la sua spiritualità e sensibilità. Non c’era la dolcezza di Lourdes ma una grande frenesia, rumore, gente coinvolta quasi in trans. Fabrizia ama i piccoli segnali, le azioni forti che fanno vibrare la sua emotività non è impressionabile e nemmeno condizionabile …i vari percorsi nei luoghi delle apparizioni hanno regalato momenti autentici di preghiera ma nulla più. A Fabrizia  sembrava strano che la sua richiesta di un segnale in un momento così delicato della sua vita non fosse stato percepito dalla sua amica “Maria”.

E girava per i negozietti curiosa delle cose e delle persone.

Aveva in mano una strana calamita, una delle raccolte che Fabrizia ama fare e le si avvicinò un ragazzo alto dall’aspetto italiano. La guardò, le sorrise. Lei un po’ imbarazzata rispose al sorriso e tra sé e sé pensò: ”Chissà che vuole da me”.

Tu sei della zona di Conegliano “disse il ragazzo.

“Sì” rispose intimorita Fabrizia.

Ti chiami Fabrizia vero?”.

Sì sono io” impaurita.

Il ragazzo con gli occhi gonfi di felicità si avvicinò a Fabrizia e le disse: “Ti volevo ringraziare perché se ho deciso di uscire dalla droga e di darmi una nuova possibilità di vita è anche grazie a te. Eri una bella ragazza bionda e passavi alcune ore della tua settimana, la vigilia di Natale con noi tossici, che avevamo deciso di buttare la nostra vita nel cesso, e tu con altri venivi nella Comunità a farci compagnia quando potevate fare mille altre cose bellissime.  I volontari come te non ci hanno mai giudicato anzi eravate ragazzi della nostra età belli, puliti e ci davate la mano, ci abbracciavate sorridendoci anche se noi eravamo delle larve umane ma soprattutto ci raccontavate che la vita era una bella cosa e la droga uno schifo. Io ho pensato a voi e ho pensato che volevo anche io essere bello come voi. Sono partito; sono venuto a vivere qui e ho trovato una donna che mi ama e io amo lei. Penso che la vita sia una cosa bella. Grazie Fabrizia”.

Fabrizia e Andrea si abbracciarono in un segno enorme di gratitudine reciproca. A guardarli emozionate c’erano l’amica di Fabrizia e la compagna di Andrea… occhi rossi di gioia per chi ce l’ha fatta e ha avuto coraggio. Il cuore della donna vibrava di emozione e la pelle d’oca non cessava di essere tale. Ricordava, Fabrizia, di aver fatto la volontaria per aiutare quei ragazzi ma molte volte aveva prestato il suo tempo per regalare un po’ d’affetto a chi era in difficoltà. Era felice, finalmente, aveva ricevuto il segnale che voleva che è diventato, da quel giorno un po’, il karma della sua vita: tu semina sempre amore raccoglierai prima o poi i suoi frutti.

Quel amore seminato con tanta semplicità e naturalezza, tanti anni fa, aveva dato quel segnale forte e quell’energia che Fabrizia avidamente aspettava.

Era un segnale fortissimo e per l’ennesima volta la dimostrazione che l’amore vince sempre su tutto e tutti. Fabrizia ora era pronta per percorrere la sua scelta e la vita le ha regalato una bellissima rinascita. La crisalide è una farfalla colorata che vola per il mondo e porta positività.

Alberta Bellusi