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Perché questo detto? “Veneziani gran signori, padovani gran dottori…”


Perché questo detto? “Veneziani gran signori, padovani gran dottori…”

L’hai sicuramente recitato un sacco di volte questo detto che prende in rassegna, in modo eccessivo e ironico, le caratteristiche delle province venete.

 “Veneziani gran signori, padovani gran dottori, veronesi tutti matti e vicentini magna gatti”.

In realtà la versione ridotta di una filastrocca ben più lunga che parla anche di altre città del nord come Brescia e Bergamo.

La versione completa è:

 “Veneziani, gran Signori;

Padovani, gran dotori;

 Vicentini, magna gati;

Veronesi … tuti mati;

Udinesi, castelani co i cognòmj de Furlani;

Trevisani, pan e tripe;

Rovigòti, baco e pipe;

 i Cremaschi fa coioni;

i Bresàn, tàia cantoni;

ghe n é ncora de pì tristi… Bergamaschi brusacristi!

E Belun? Póre Belun, te se proprio de nisun!”

Ma proviamo ad analizzare le caratteristiche delle città venete che la filastrocca enuncia e a capirne il significato storico e culturale.

 

Veneziani gran signori: Venezia, ai tempi della Repubblica Serenissima, era sicuramente una delle potenze commerciali più grandi del Mondo. La sua aristocrazia, i mercanti erano molto ricchi   e il mecenatismo che si viveva in città hanno dato a Venezia la fama, in tutto il mondo, dello splendore estetico, economico e culturale della stessa. Venezia città di fasti, lusso sia nell’architettura civile che religiosa ma anche privata.

Padovani gran dotori:  una delle più antiche università europee è proprio quella di Padova. Nel corso della sua lunga storia, l’Università di Padova fu luogo d’incontro di alcune tra le più importanti personalità europee ed italiane, tra le cui fila si annoverano personaggi del calibro di Leon Battista Alberti, Galileo Galilei, Niccolò Copernico, Giuseppe Colombo e molti altri. Qui si laureò anche la prima donna laureata in Italia, Elena Lucrezia Cornaro.

Vicentini magna gati: è probabile che questo detto  derivi  dalla povertà diffusa in territorio vicentino, quando trovare da mangiare non era sicuramente facile quindi ci si cibava anche di questi animali.

Veronesi tuti mati: sembrerebbe che il detto si riferisca all’aria frizzantina che soffia spesso dal Monte Baldo, non a caso un tipo originale o stravagante è definito “uno spirito montebaldino”. Un’altra versione fa risalire il detto alla presenza di due grandi manicomi, uno a San Giacomo e uno a Marzana.

Trevisani pan e tripe: a  differenza di oggi, ai tempi della Serenissima Treviso non era considerato un territorio ricco, infatti  il piatto pane e trippa era ritenuto  uno dei più poveri che si potesse portare a tavola.

Rovigoti bacco e pipe: Rovigo è famosa per essere patria di famosi bevitori e fumatori, ancora oggi la grappa è uno dei prodotti tipici della provincia.

E Belun? Póre Belun, te se proprio de nisun!

Belluno era ritenuto un luogo difficile da raggiungere, freddo e nevoso. Il detto sta proprio ad indicare questo fatto di essere agli estremi della Regione un po’ fuori dal giro.

I detti hanno sempre una spiegazione che spesso è affascinante ma soprattutto carica di valore storico  e culturale.

Alberta Bellussi

1 Comment

Fabio
Reply 17 Novembre 2017

I vicentini furono costretti a mangiare i gatti vittime di un assedio lunghissimo.

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