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L’8 marzo è la Festa della Donna festa istituita negli USA a inizio secolo ma a me piaceva oggi parlare di una donna veneta, la cui figura mi ha sempre affascinata da quando ne sono venuta a conoscenza ed è la prima laureata al mondo:  Elena Lucrezia Cornaro Piscopia. L’idea che una donna nel lontano seicento  amasse la cultura e lo studio e avesse lottato per questo mi piace e lo ritengo esempio di grande emancipazione femminile.

Elena ha  ottenuto, infatti,  la laurea in filosofia all’Università di Padova nel 1678. La cosa strana è che l’Italia vanta la prima donna laureata al mondo e forse non lo sa nemmeno.

Non c’è un’aula universitaria intitolata, né un francobollo celebrativo, da poco un istituto scolastico superiore di Jesolo si chiama con il suo nome.

Elena vanta un credito enorme  con il nostro Paese, ed sarebbe ora di darle il giusto merito. Laurearsi e essere donna di cultura nel ‘600 non deve essere stata cosa semplice per lei ma era determinata e votata allo studio.

Figlia naturale del nobile Giovanni Battista Cornaro, procuratore di San Marco, e della popolana Zanetta Boni, nacque a Venezia nel 1646, quinta di sette figli. Venne iscritta all’albo d’oro dei nobili a 18 anni, quando il padre sborsò 100.000 ducati per elevare a patrizi lei e i suoi fratelli. Si appassionò presto agli studi, in cui venne seguita dal padre, deciso a servirsi delle doti di Elena per riscattare il lustro della famiglia Cornaro; a questo scopo la affidò al teologo Giovanni Battista Fabris, al latinista Giovanni Valier, al grecista Alvise Gradenigo, al professore di teologia Felice Rotondi e al rabbino Shemel Aboaf, da cui Elena apprese l’ebraico. Studiò anche lo spagnolo, il francese, l’arabo, l’aramaico, e arrivò a possedere una profonda cultura musicale. Accanto alla passione per lo studio, Elena coltivava un’autentica vocazione religiosa, che la spinse a diventare, diciannovenne, oblata benedettina.  Questa scelta scontentò i genitori, intenzionati a farla sposare, ma evitò loro la delusione di una reclusione monastica e permise alla giovane di vivere seguendo la regola benedettina. Nel 1677 fece domanda per addottorarsi in teologia, ma il cancelliere dello Studio padovano, il cardinale Gregorio Barbarigo, oppose un fermo rifiuto alla sua richiesta. A una donna, infatti, non era concesso ricevere il titolo di dottore in teologia. Inizia, così, una lunga polemica tra lo Studio di Padova, che aveva acconsentito alla laurea, e il cardinale Barbarigo. A 32 anni, il 25 giungo del 1678,  Elena ottiene, finalmente, la sua laurea: gliela concedono, però, in filosofia e non dunque in teologia, come inizialmente desiderato.

La donna, che aveva condotto i suoi studi interamente a Venezia, si trasferì a Padova solo dopo la laurea, andando ad abitare a Palazzo Cornaro, vicino al Santo. La sua costituzione, già debole, era stata messa alla prova dallo studio e dalle macerazioni ascetiche; si ammalava di frequente e anche per lunghi periodi, fino a morire nel luglio del 1684. Venne sepolta nella chiesa di Santa Giustina a Padova.

La sua cultura era così elevata che era considerata dai familiari un fenomeno da esibire, donna erudita in grado di affrontare dissertazioni filosofiche e capace di dialogare in latino. A  quell’epoca stupiva gli intellettuali che tutto ciò accadesse in un corpo di donna. Lei non usava la cultura né come affermazione della dignità femminile, né  per  competere con gli uomini in campo intellettuale. Elena Lucrezia Cornero si prese la sua rivincita, era divenuta una celebrità, tutti la cercavano perché volevano parlare con lei. Anche Luigi XVI manda i suoi informatori a verificare le doti eccezionali della donna. Qualcuno racconta che ci fossero, quel giorno, 30mila persone che partecipavano all’evento.

Elena muore giovane a soli 38 anni e di lei rimane pochissimo.

Nel 1773 Caterina Dolfin donò all’Ateneo padovano la statua raffigurante Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, che ora è posta ai piedi dello scalone Cornaro, nel Cortile Antico di Palazzo Bo e solo nel 1969, nell’occasione del tricentenario, si muove finalmente l’Università di Padova, che avvia delle ricerche su Elena e  conferma la verità della storia.

W le donne  tenaci e determinate. W le donne libere e la cultura è un grande mezzo di libertà.